Non che ci sia un particolare interesse a difendere un pilota piuttosto che un altro (è roba da lasciare ad altri) però è innegabile che la situazione di Maverick Vinales sia quantomeno singolare e richieda approfondimento.
Questo suo desiderio di affrancarsi da Valentino Rossi, rivendicato in passato è un tema a cui mettere un asterisco perché potrebbe essere, nel bene e nel male, la base di una storia interessante e forse anche di qualche spiegazione, ammesso che ne serva una.
Non giustificazione, ma spiegazione forse sì perché va detto che in merito a Vinales e tutto quello che gli gira intorno, qualche elemento di valutazione in più servirebbe proprio.
Innanzitutto lo spagnolo era attesissimo al varco.
Più di Morbidelli, che aveva fatto un exploit, più di Quartararo, che lo aveva fatto l’anno prima. E più di Valentino Rossi, che solo una grave forma di ipocrisia patologica può far considerare ancora della partita.
E quindi lo spagnolo paga un pedaggio salatissimo, soprattuto nei confronti di coloro che pensano che far scontare a lui la mancanza di competitività di Valentino Rossi o di Morbidelli, possa avere un qualche valore catartico.
Il problema è che questa immaturità non nasce dai tifosi (a cui da questo punto di vista tutto può essere concesso), ma da quei media che negli ultimi mesi (e fino a novembre di quest’anno) si occuperanno di accanirsi terapeuticamente nei confronti di quello che li nutre, cercando di alleviarne il più possibile le sofferenze sportive per differenza, ossia facendo vedere quanto il mal comune possa essere una sorta di mezzo gaudio.
In sintesi: Ma Vinales non era quello “tappato” da Rossi e che senza Rossi avrebbe dovuto risorgere? Non era quello che “vi faccio vedere io cosa combino se mi lasciate dire, fare, sviluppare”?
In realtà il buon Maverick divideva il pedaggio con Marquez ma il pluricampione ha pensato bene di tornare a vincere con una vittoria che vale sicuramente di più della prima uscita in Qatar del numero 12. E quindi adesso il n12 è da solo.
Poi, sia chiaro: chi nega che Maverick alterni gare da campione ad episodi di vagabondaggio in stato confusionale, vuol dire che è matto. Ma forse bisognerebbe anche cercare di analizzare quello che succede e perché. Analizzare non è giustificare, che è più una cosa da fans, da uffici stampa o da personaggi che tengono famiglia.
E per questo è più difficile e pericoloso.
Ripetiamolo chiaramente. Vinales in carriera di cose strane ne ha fatte e continua a farne. Ha segato Ramon Forcada (non ha senso), e recentemente Garcia per Galbusera (altro cambiamento dettato dalla disperazione e non ce ne voglia il buon Silvano). Si narra poi di una serie di scleri mestruali e numeri da soubrette anziana, alternati ad episodi di santità sportiva. Esattamente come in pista, dove è oro e fango senza alcuna prevedibilità. Se qualcuno ci raccontasse che un Maverick Vinales si alterna ad un gemello caratterialmente opposto, non sarebbe difficile crederlo.
Però non è così, e quindi va capito prima di tutto cosa gli succede in testa e intorno.
La casa dei diapason come mala gestione tecnica è messa male come Honda se non addirittura peggio, se si considerano la varietà e la profondità temporale degli errori commessi.
L’aver lasciato andare via Lorenzo, il rapporto con e fra i piloti nello sviluppo dopo la vittoria dell’ultimo titolo, la mai chiarita assgnazione dei ruoli tecnici fra i suoi piloti (lo stesso Lorenzo vs Rossi e poi Quartararo vs Vinales), gli sviluppi multidirezionali, i muri concessi, la storia delle valvole e della squalifica, la giostra dei capitecnici, una mancanza di polso generale nella gestione delle piccole cose come gli equilibri sportivi e quelli disciplinari.
La verità è che in Yamaha è sempre successo di tutto ed sono sempre state perseguite troppe strade contemporaneamente.
Il duo Jarvis-Meregalli non ha mai avuto né l’autorevolezza tecnica di Dall’Igna, né la morbidezza diplomatica e rassicurante di Brivio, né tantomeno quella carismatico dittatoriale di Puig, senza scomodare Suppo o gli altri big.
E il nostro retroscena, chiamatela pure storia, inizia da qui.
Ci sono rumors che solo recentemente sono stati lasciati fluire che parlano di una storia Yamaha, quella dal 2020 in poi, che non è andata come previsto. Nel box, infatti Jarvis e Meregalli, si erano fatti un film diverso.
Il team ufficiale 2021 sarebbe dovuto essere composto da Quartararo e Rossi, questo in virtù dell’addio di Vinales, ormai ad un passo da Ducati. Avete letto bene.
Per la firma con Bologna, mancavano solo i dettagli ma lo spagnolo preso da mille dubbi e ripensamenti, sarebbe volato dal Qatar (dove risiede), direttamente in Giappone e avrebbe firmato, proprio in azienda, un contratto che lo avrebbe rassicurato e accontentato su tutto, a partire dal siluramento di Rossi in direzione Petronas. Un contratto però che avrebbe dovuto firmare, nel caso, in un altro posto e con altri interlocutori.
Chiaramente a Iwata contano più che in Olanda, ma lo scavalcamento (che in un’azienda non si fa mai), non deve essere molto piaciuto a Jarvis, che da direttore sportivo, si troverebbe un pilota che non voleva, che ha rinnovato scavalcandolo e quindi delegittimandolo, e che, guarda un po’, va malissimo.
Da qui in poi scegliete lo scenario che volete, tanto il presente non cambia.
1) Con un Quartararo che funziona, Vinales è abbandonato al suo essere altalenante, ed è punito da Jervis, così impara a mettersi contro chi comanda sul campo. Si va dietro a chi vince.
2) Vinales sarebbe stato un disastro comunque e quindi le cose non hanno alcuna correlazione. Jarvis non c’entra e Vinales si è sportivamente tappato da solo, come ha sempre fatto negli ultimi anni.
Di sicuro c’è uno scenario n3, che si interseca comunque con i due precedenti.
Ovvero quello che vede una Yamaha che se fosse un pilota dovrebbe essere lasciata lei a piedi per prima, per aver permesso la proiezione dello stesso film per l’ennesima volta.
Il film è quello della direzione incerta e di quello sviluppo sbilanciato che lascia sempre, sistematicamente un pilota orfano.
Come successo con Vinales quando era con Rossi, fra Rossi e Lorenzo prima, e fra Vinales e Quartararo adesso.
Con l’aggravante, di essere comunque colpevolizzato quando non va.
Non una seconda guida, quindi, ma due prime guide di cui una funziona e l’altra viene vista come un peso. E viene biasimata.
Una cosa che non succede in nessun altra squadra e che quando succede è sempre e solo l’inizio di una mega implosione.
Quindi adesso Vinales, che evidentemente è un incostante, un mai contento, un indeciso, ma anche un super talento, si trova ad avere solo lati negativi. E chiede a Yamaha di poter avere quello che ha firmato nel contratto, con il dettaglio che sul campo come interlocutore c’è proprio la persona che ha scavalcato.
Alla fine, al di là dei retroscena e dello scenario scelto, la situazione non cambia. Vinales rimane quello che è, Yamaha è davanti all’ennesimo paradosso gestionale, perché anche se Quartararo rischia di vincere il mondiale, se tre piloti su quattro sono disastrosi, qualche domanda bisogna farsela, e c’è uno spreco di talento e di risorse. E in più nessuno, ma proprio nessuno, è contento.
Avrà ragione, Vinales? Parlano i punti, ma almeno c’è qualche elemento in più per valutare le cose.
Chi festeggia, è Ducati, che ha rischiato di trovarsi nel box un fantasma. Oppure magari, chissà, con lo sliding door del caso, magari in un contesto diverso avrebbe pescato un campione.
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