Buone notizie per la Superbike. Dopo anni di stallo, disinvestimento e depauperamento di risorse e idee, le cose potrebbero cambiare.
Privata, e nemmeno troppo gradualmente, di Superpole, pitwalk, un paddock show più amico, oltre che di risorse e sponsorizzazioni tramite un calendario che l’ha resa subordinata rispetto alla MotoGP, una specie di serie B o destinazione per piloti in chiusura, ha mostrato comunque quella caratteristiche che troppo spesso viene tirata in ballo a vanvera: la resilienza.
E questo è dovuto a due motivi.
Il primo è che la Superbike ha fatto guadagnare poco Dorna ma ha fatto spendere ancora meno.
Il secondo è che, comunque, ha un suo zoccolo duro di appassionati e da lì non ci si muove.
Non gente che cerca il glamour, il gossip, i fenomeni mainstream, ma gente che, alla fine, vuole motociclismo e basta.
Infatti, a parte che il gossip non c’è quasi mai, quando si prova ad alimentarlo, non fa nemmeno presa. Fantasie, mercato, situazioni che infiammerebbero i social della MotoGP, in Superbike contano il giusto, cioè, quasi niente. Conta seguire le tre gare del week end (una è anche di troppo, diciamolo, ma forse è la meno peggio delle nuove idee by Dorna).
Interessano le gare, qualche dualismo e il rumore dei motori.
Soprattutto, interessa attenzione da parte di chi ne detiene i diritti.
Insomma, se è vero che i numeri della Superbike non possono essere “drogati” da nessuna iniezione (Biaggi ebbe un effetto ma erano gli ultimi anni d’oro delle derivate) è anche vero che nemmeno la pandemia l’ha messa in ginocchio più di tanto.
Il WSBK in ginocchio c’era già e, in pratica, non si è quasi scomposto, ormai abituato a stringere i denti. Vale per la classe regina, che agonizza ma non muore, e per le classi minori come la Supersport, che addirittura promettono di diventare più interessanti.
Ci sono due cose di cui però la SBK ha bisogno con certezza.
La prima è quella di sfoltire la fuffa, il costruito, l’inutilmente patinato.
La seconda, è avere vera attenzione. Come quando La7 faceva un lavoro forse non troppo spumeggiante ma comunque meticoloso, professionale ed onesto.
Con Mediaset non è andata altrettanto bene, perché la tv del biscione l’ha gestita con la testa della vedova inconsolabile della MotoGP che aveva perso.
Ma con SKY è andata anche peggio, dato che i diritti del campionato sono andati a traino della MotoGP, quasi con preghiera, con tutto quello che ne è derivato dal punto di vista dell’interesse, dell’applicazione e della cura per il prodotto editoriale.
E’ per questo che Dorna, adesso che si è accorta di avere fra le mani una MotoGP in netta crisi che i soldi li perde, ha deciso di dare un giro di chiave alla Superbike, che è vero che non stupisce i palinsesti ma è altrettanto vero che nemmeno li delude più di tanto. Il tutto con costi accessibili.
L’interlocutore giusto e questi sono i rumors, è già a colloquio da un po’ e la trattativa sarebbe in fase avanzata. Parliamo della RAI, che senza i mondiali di calcio e senza esclusive nel motor sport che conta, avrebbe tutto l’interesse, i mezzi, e la professionalità per seguire, senza trasformarlo in carnevale, un evento che non ne ha assolutamente bisogno. E RAI, tv di stato, non vorrebbe dire solo tv ma anche web, app, on demand e rapporti con tv nazionali straniere, che potrebbero entrare in consorzio per una gestione congiunta, portando sponsor più importanti e una maggior valorizzazione anche dei contenuti “storici” del campionato. Decenni di battaglie potrebbero finalmente essere nuovamente disponibili on demand per tutti i “nostalgici” delle due ruote di serie.
Pensate cosa vorrebbe dire vedere la Superbike finalmente trasmessa da qualcuno a cui interessi qualcosa.
E poi dite che non vi do mai belle notizie.
Nel frattempo, teniamo le dita incrociate!
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