Gara1 Rea, Bautista, Razgatlioglu, Locatelli, Lecuona, Baz, Oettl, Gerloff, Redding, Bassani.
Superpole Race Rea, Razgatlioglu, Bautista, Locatelli, Lecuona, Baz, Gerloff, Rinaldi, Bassani, Oettl
Gara2 Bautista, Locatelli, Lecuona, Lowes, Redding, Bassani, Rinaldi, Van Der Mark, Vierge, Mahias
Cosa vuol dire? Che il podio se lo giocano in tre, sempre gli stessi, a meno che due di questi non si mettano fuori gioco fra loro come in gara2.
Gli altri sono comprimari, staccati di bei secondi, che variano a seconda della pista. Però non è spettacolo.
Assen è un posto storico e bellissimo, chi corre fa quello che può per onorarlo, ma non c’è alcun pathos di gara perchè i tre che contano, Rea e Bautista con l’aggiunta di Razgatlioglu che quest’anno sembra avere qualche problema in più, sono quelli che si spartiscono il bottino. O quei tre oppure quel che capita.
L’opposto della MotoGP dove invece praticamente chiunque può vincere, anche se guida un lavabo, e perché? Perché in MotoGP i lavabo non esistono, mentre esistono in SBK, quando invece non ci dovrebbero essere.
Facciamo comunque lo sforzo di raccontare un week end di derivate di serie dove viene però meno la caratteristica più importante delle derivate: ovvero la possibilità per i clienti di portare a casa qualcosa che assomigli al podio.
Ad assen Rea è una bomba e Bautista il suo artificiere che a volte ce la fa, a volte no. Razgatlioglu rischia di passare la stagione nel ruolo di cuckold con videocamera, che guarda due che se la godono.
Locatelli, Bassani, Lecuona… tutto lontanissimo. Gli altri ufficiali? Come fossero clienti. Questa la fotografia di tre gare, quelle del week end, tutte uguali al netto della caduta di gara2, che ha cambiato il film.
Una superbike al contrario di quello che dovrebbe essere.
La classifica, che vede Bautista con 109 punti, Rea con 91 e Razgatlioglu con 64 punti, è giusta? Giustissima. Resta da capire se è giusto tutto il resto.
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