“Gli ho detto che se la sicurezza non gli interessa possono fare all in su ombrelline e barbecue. L’hanno presa male!”
Non sembra gli sia passata ed evidentemente gli girano ancora.
I siti italiani dicono di averci parlato ma nessuno ha riportato il fastidio, ancora evidente, chissà come mai. Comunque qualsiasi cosa decida, per noi va bene.
“Non saprei che dirti su questo tema. Mi sono espresso chiaramente con tutti quelli con cui ho parlato. E per quanto riguarda la decisione, non sono uno che molla, ma la pelle è sempre la mia.
Diciamo che per adesso l’idea è quella di non dargliela vinta, per cui, vado avanti.
L’unica cosa è che cambierà è l’approccio.
Volevo mantenere un clima amichevole ma loro evidentemente non sono della stessa opinione.
Nello specifico Scholtz non poteva fare granché, forse avrei fatto lo stesso, al posto suo, ma ci sono altri episodi.
E poi il problema è che in una pista così stretta, mettere il traguardo su un curvone di sesta, non sembra una cosa geniale con delle moto da oltre 300kmh.
Fortunatamente sono cascato nell’unico punto in cui non ci sono muri ma non c’era nemmeno niente altro né nessuno a controllare. La cosa assurda è che la pista pista non ha un termine e il circuito non è delimitato. Dopo la pista inizia un campo e poi dopo un po’, un bosco. Io mi sono alzato nel campo.
A sinistra, a 10m avevo la pista, dopo i pannelloni che ho sfondato, mentre a destra cercavo qualcuno che arrivasse a soccorrermi ma non vedevo nessuno e nessuno è arrivato.
Ero in ginocchio per terra a riprendere fiato. Sono rimasto lì per un po’, da solo in mezzo a un prato.
Con gli americani il rapporto sembra schietto, comunque.
“Siamo andati anche un po’ oltre con le parole. Parlo spesso con Wayne Rainey che mi chiede cosa ne penso, anche dopo Road Atlanta per la storia dell’impianto elettrico. Mi ha detto che loro usano le le loro telecamere come telecamere di servizio e se le scambiano con quelle del circuito, ma qui in Virginia non c’era niente. Non c’era semaforo, non c’era linea di partenza, non c’era niente. E’ un nastro d’asfalto non delimitato fra le colline con 2-3 capanne adibite a direzione gara.
Sabato ho chiesto se fosse normale che in quella caduta della Stock 1000 di sabato ci fossero gli air fence a pochi m dalla pista e che un pilota ci si infilasse con la testa. Per loro è tutto normale. Ci sono gli air fence, hai visto? Mi hanno detto. Manca il concetto di sicurezza come lo abbiamo noi.
Poi a loro piace far vedere i crash. Negli highlights non fanno vedere altro. Noi evitiamo ma per loro lo spettacolo è quello. Per esempio secondo loro non è d’obbligo mettere i marshall ad ogni curva.
Il fatto che non abbiano il video sulla linea del traguardo fa capire molte cose.
Ho discusso anche con il medico perché gli ho detto che dopo un incidente sarebbe dovuto venire a vedere ma mi ha detto che lui guardava la tv e che in tv era tutto a posto, quindi non ha ritenuto di muoversi dalla sua postazione perché per lui era tutto ok. Il fatto che io fossi scomparso e poi ci fosse la moto sdraiata era una cosa normale. Tutto così.
Dopo la caduta ero lontanissimo. Mi sono rialzato dopo che sono passate tutte le moto e mi sono diretto dove ho visto della popolazione avviandomi a piedi verso il paddock. Ma se fossi stato fratturato o immobilizzato o magari in mezzo alla pista, sarei rimasto lì.
Se la sono presa perché gli ho detto scherzando che a questo punto, se è tutto a posto, possono aumentare le ombrelline e i barbecue.”
Resta da capire che succede adesso.
“Adesso niente. Ho capito che creo una specie di fastidio, che rubo la scena, che stavano meglio senza di me e quindi sono leggermente ostili. Quindi mi devo regolare di conseguenza.”
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