Ducati in America è fresca di titolo ma non è sulla Supersport vinta da Josh Herrin con la Panigale V2 (nonostante l’americano abbia strapazzato i rivali vincendo il campionato con tre gare d’anticipo) che sono puntati i riflettori.
Se Petrucci dovesse spuntarla arriverebbe un titolo 28 anni dopo la vittoria di Troy Corser nel 1994. E arriverebbe la vittoria in due campionati con due sole moto schierate.
Una pepita d’oro per Bologna e per Eraldo Ferracci, riferimento di Ducati negli Stati Uniti e vero deus ex machina delle imprese rosse d’oltre Oceano.
Il team Warhorse Ducati NY è solo un team “normale” catapultato alla vittoria in modo un po’ inatteso e sicuramente lontano dal blasone di chi il MotoAmerica lo domina da ben prima del 2015, ossia da quando ancora si chiamava AMA.
Le chiacchierate con Petrucci sono così.
Quando vuole manda vocali o risponde alle domande. Gli orari sono diversi e incompatibili e gli stati d’animo non sempre quelli giusti.
Come va, gli chiedo dopo gara1?
Adesso bene, risponde dopo gara2.
“Gara1 in di sabato (nel New Jersey) è stata la gara più difficie della stagione al pari di quella in Virginia (entrambi quarti posti e peggior risultato per Danilo).
Sapevamo che c’era zero grip, una pista piccola e piena di buche ed avvallamenti. Abbiamo fatto fatica a tener la moto sull’asfalto.
Ieri ho fatto quello che ho potuto ed è un peccato perché siamo stati molto lontani e in difficoltà.
In gara2 ci ha aiutato molto l’acqua anche se a dire i vero non ha piovuto tanto, era solo umido. Per quello abbiamo anche finito le gomme a tre quattro giri dalla fine. Proprio in quel momento ha ricominciato a piovere e infatti sono caduti in tanti perché la gomma posteriore era una wet finita che è diventata slick proprio mentre è iniziato a diluviare.
Peccato per le cadute di Petersen e Yates perché saremmo potuti andare in testa al campionato Però alla fine va bene anche così.
Gagne è stato spesso più veloce di noi ma arriviamo a Barber e lottiamo. Anche se la situazione non è rosea, ce la possiamo giocare”.
La verità è che per numero di vittorie (11-5) Gagne è impressionante. L’americano conosce le piste e guida una Yamaha praticamente imbattibile. Ma Danilo, regolare, non ha mai fatto peggio di quarto e porta sul ruolino un solo zero (la mancata partenza a Road Atlanta causa rottura del motore in griglia) oltre ad una capacità di adattamento che lo ha visto vincere al debutto persino nel deserto.
E’ per questo che in Alabama, fra due settimane, nel pieno del periodo più piovoso dell’anno, Ducati potrebbe ottenere il secondo titolo in pochi giorni.
Se esiste un sogno americano, con i dovuti scongiuri di casa nostra, è proprio questo!
Gli incredibili risultati di Petrucci al MotoAmerica 2022!
Guarda la Live di Gara2 nel New Jersey con la vittoria di Petrucci!
No comment yet, add your voice below!