Quanto valgono realmente i tempi dei test pre-campionato rispetto alle possibilità reali? Perché nei test si ottengono spesso dei record e quanto sono attendibili e comparabili, i record che vengono ottenuti?
E’ tempo di test e quindi oggi vorrei parlarvi non tanto dei risultati e dei tempi specifici delle giornate svolte ma di come interpretarli perché questo approccio, sono sicuro, vi aiuterà a capire certe cose come ha aiutato me quando me le hanno spiegate. Fino al giorno prima anche io mi entusiasmavo per certe cose che vedevo nei test che, sia chiaro, servono solo a chi li fa.
Non servono a voi, non servono nemmeno alla stampa, che però dopo uno stop vive la disperazione da click e quindi si butta su tutto.
I test servono a Team e piloti, che devono sistemare le cose prima dei giri in pista che contano, quelli delle gare.
Iniziamo innanzitutto con le varie tipologie di test che ci sono.
Quelli in cui il pilota non si presenta, perché è da un’altra parte, eppure fa il record della pista. Voi penserete che questa sia una banalità e invece nel 2019 abbiamo veramente letto di Bautista che aveva fatto il record a Portimao appena arrivato alla Honda e invece era a casa che gli nasceva la figlia.
Queste cose esistono perché servono a qualcuno.
Controllate sempre se in pista c’è veramente la gente che dicono.
Una volta sbrigata questa pratica, parliamo del secondo tipo di test, che è quello senza transponder. Magari con record dichiarato da terzi.
Ogni anno leggiamo cose simili e anche se sembra una cosa inutile, ve la spiego. Inizio col dirvi che chi non mette il transponder, non va forte perché innanzitutto sta ancora “sgrossando” la moto, secondo perché con le misurazioni “spanno metriche” di sicuro non si hanno tempi rilevanti e non si hanno certezze, a meno che non siano certezze farlocche.
Nello sport che pratico, l’indoor rowing, canottaggio indoor, abbiamo vogatori ma anche simulatori di sci e di bike e gareggiamo online e in presenza su queste macchine. Si fa anche un triathlon che si chiama Ergathlon. Se cercate su google Gianluigi Ragno ergathlon, qualcosa trovate.
Abbiamo un monitor che a fine prova emette un codice. Inserendo il codice online si ottengono tempi e classifiche verificate. Ogni tanto si vede qualche tempo esagerato ed eclatante che però, stranamente, manca del codice di verifica. E’ quello che succede con il transponder. Chi non lo usa è perché o non gli serve, o ha qualcosa da nascondere, ed è sempre qualcosa di non buono.
E infatti questi tempi sono sempre attribuiti dalla stampa, che ha bisogno di scrivere qualcosa su qualcuno, magari su commissione, in un momento in cui non c’è molto da scrivere.
Nel 2022 girare senza transponder ha senso solo se ti fai i fatti tuoi. Dichiarare un tempo ottenuto in questo modo, non ha senso, eppure succede.
E ora parliamo dei tempi veri, quelli misurati correttamente.
Se non sono buoni, è perché i team stanno provando qualcosa di particolare, oppure perché ci sono dei veri problemi. In entrambi i casi, visto che chi va forte sta zitto e chi perde, spiega, sentirete tutte le spiegazioni e le giustificazioni del mondo al limite dell’arrampicamento sugli specchi.
E ora i tempi che interessano a noi, quelli in cui i piloti vanno forte
e stabiliscono, come sempre più spesso succede ultimamente, il record della pista. Diciamolo subito: chi va forte, va forte, e non ha senso smentirlo. Però ci sono delle condizioni in base alle quali non è infrequente migliorare il crono precedente.
Quando bisogna valutare i tempi dei test bisogna considerare che a fine giornata si mette una gomma morbidissima dopo aver fatto un numero di giri che normalmente in un week end di gara non si fanno.
In un week end di gara si fanno meno della metà dei giri che si fanno in una proficua giornata di test e quindi c’è meno tempo per perfezionare il giro.
I tempi sensazionali non sono, quindi falsi, ma sono ottenuti con un numero di occasioni e possibilità di “aggiustamento” che nei week end di gara, non ci sono, specie negli ultimi tempi in cui gli slot per le qualifiche iniziano sempre prima e c’è quindi meno tempo per costruire.
Nei test ci sono inoltre, e questo è importantissimo, tante gomme in più da usare e quindi tante occasioni in più di fare il tempo, magari con temperature ottimali. In Spagna e Portogallo col fresco, per esempio, si va via come schegge. Però si gareggia d’estate che fa caldissimo e ci sono i problemi.
Quindi il miglior tempo realizzato da un certo pilota, come Bulega oggi o le Aprilia a Sepang, non è realmente un miglior tempo? Assolutamente sì, ma oltre che del tempo finale ottenuto da un dato pilota, bisogna tener conto anche del tempo ottenuto da altri piloti che fanno magari molti meno giri perché hanno programmi di lavoro diversi.
E’ come andare al poligono ottenendo risultati migliori di un altro ma sparando il triplo dei colpi. Chi è più bravo?
Diciamo che un tempo ottenuto in condizioni super favorevoli, con la temperatura giusta, senza limitazioni, con la benzina desiderata e tutti i parametri sotto controllo, vale dal mezzo secondo al secondo intero in meno di quello che varrebbe in una condizione “reale”.
Per questo, a parte chi ha “necessità” di scrivere della sensazionalità di certe situazioni, gli addetti ai lavori si emozionano molto meno di noi o magari si emozionano per cose che da fuori non sembrano così significative come il passo, la capacità di comunicare i problemi, la reattività di moto e pilota a certe regolazioni, etc.
E questo per non parlare delle comparazioni fra classi diverse, come succede quando vogliono farvi credere che le Superbike girano più veloci delle MotoGP. Lì vi stanno veramente coglionando e l’unica cosa che vogliono fare, è darvi un titolo da cliccare.
Spero di non avervi rovinato la giornata e l’entusiasmo, come hanno fatto con me già qualche tempo fa. Ma l’intenzione è quella di provare a ragionare insieme e a capire che molte delle cose vengono scritte per far sì che voi clicchiate e non per darvi un’informazione che vi renda consapevoli.
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