Con il suo atteggiamento Ducati rischia di indebolire la forza di un risultato e di diventare addirittura il primo nemico del pilota su cui sta puntando tutto!
Bisogna decidere se Pecco Bagnaia è un pilota da Mondiale che rischia di non vincerlo (può succedere, non c’è niente di male), oppure se è un pilota che, pur non essendo da Mondiale, ha la possibilità di vincerlo ugualmente (anche questa cosa va bene perché l’importante è vincere). La differenza è sostanziale.
La sensazione è che Ducati propenda per questa seconda ipotesi. Vuole il mondiale, ne ha bisogno da anni e sta facendo di tutto per trasformare una situazione commerciale in cui guadagna dei soldi (schierare 8 moto serve soprattutto a questo) in un vantaggio sportivo che gli possa portare dei titoli.
Il conflitto nasce da questo, ossia dal fatto che dei clienti paganti che già sanno di non poter vincere il campionato, sono bloccati anche nel portare a casa dei risultati di consolazione (gare e piazzamenti), e vengono “impiegati” come fanteria per raggiungere uno scopo che in realtà Ducati dovrebbe perseguire separatamente attraverso il suo team factory.
Ok per gli aiuti occasionali, last minute e se proprio serve. Ma istituzionalizzarli così fa sentire oppressi quelli che, di fatto, dovrebbero essere clienti paganti e non fornitori. Per intenderci, è Ducati il fornitore di Pramac, Gresini, Vr46, non il contario.
Eppure l’indecenza mediatica tratta da fuori di testa un rider come Martin che dice candidamente che lui non si presterebbe come altri a simili giochi.
Il più grosso nemico di Bagnaia nella sua lotta al titolo diventa così Ducati stessa.
Un’azienda che sta forzando la mano ai clienti paganti.
Un’azienda che non riesce a gestire alcune sue personalità esuberanti e fuori dalle righe, perdendo di credibilità mentre fa cose che dovrebbe fare, al limite, nel privato dei briefing interni.
Un’azienda che dimostra di mettere pressione e aspettative su un pilota a cui cerca di affiancare platealmente aiuti perché non lo ritiene autosufficiente per la vittoria.
Al di là del fatto che in passato Ducati non ha mai avuto una simile forza in campo, immaginiamo un atteggiamento simile on uno Stoner o un Dovizioso.
Non sarebbe mai stato accettato dagli stessi piloti e comunque non sarebbe mai stato considerato necessario. Se hai un uomo in campo, sa lui cosa fare. E Bagnaia, al netto di errori umani, ha dimostrato ampiamente di saperlo fare.
La verità è che la sensazione è che Ducati voglia il titolo, speri che Bagnaia lo vinca, ma tema che da solo non ne sia in grado.
E tutta questa insicurezza emerge in ogni minuto del week end di gara, al di là delle dichiarazioni fatte.
E tutta questa insicurezza il pilota, la sente.
Comprendo le pressioni del management ma siamo a livello di genitore apprensivo alle partite di calcio del figlio, un ragazzo comunque bravo ed in grado di giocarsi il risultato ma che viene però caricato delle insicurezze di mamma e papà.
A causa del comportamento di Ducati, il campionato 2022 rischia di essere quello vinto con il biscotto da una casa che ha fatto cartello o quello perso per colpa di un pilota nonostante tutti gli aiuti. E questo non va bene. Non è giusto.
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