Martin entra nella storia per aver realizzato un qualcosa mai ottenuto prima. Stessa cosa per Bagnaia, ma in negativo. Gara un po’ così, mondiale fantastico!
Le cazzate sul team Nastro Azzurro 2001 (che era più ufficiale di quello giapponese), stanno a zero. Rossi ha vinto stra meritatamente ma con team ufficialissimo (materiale e persone di Doohan incluso Jeremy Burgess) e solo i leccapiedi o gli ignoranti, dicono il contrario. Martin invece entra nella storia per aver battuto, per primo, da privato, un pacchetto ufficialissimo e campione in carica. Lo fa, con il suo team, prima di andarsene! La moto è factory ma il team è quello di Pramac, che fra l’altro l’anno prossimo saluta per andare in Yamaha, proprio come fa Martin, che invece saluta per andare in Aprilia.
Altro record. Stessi record, ma in negativo, per Pecco Bagnaia, che da pilota full factory campione in carica, non riesce a vincere il titolo contro un privato della sua stessa casa. il tutto con l’aggravante di aver vinto un numero di gare da record, cosa che di solito mette al sicuro dal punto di vista della vittoria.
Conta la classifica, contano i risultati utili, contano anche le bruttissime e poco intelligenti Sprint Race, che valgono la metà dei punti, ma che se cadi, non valgono niente.
Se in altre occasioni Martin è stato mancante per problemi di tenuta “psicologica” o eccesso di foga, questa stagione è meritatamente sua per essere stato il più costante (pochissime volte fuori dal podio), più freddo, più calmo, più realista e meno “sonostocazzo” di Bagnaia, che ha avuto più picchi a livello di performance ma anche di nervosismo snob, lo stesso che lo aveva messo in pericolo in passato contro Bastianini, contro Quartararo e contro lo stesso Martin l’anno scorso. Non esiste niente di dovuto.
La gara rappresenta la stagione. C’è Bagnaia fortissimo, Marquez sorprendente e Martin sempre costante. Al venerdì deve tenere 24 punti. Ne perde 5 il sabato e 9 la domenica.
I 10 rimasti sono più che sufficienti per vincere il titolo. Lo sa e va bene così, mentre il resto della gara quasi non c’è, ovattato dall’assegnazione del titolo e dal fatto che nient’altro conta, oltre a questo. Fra l’altro niente champagne, perché è quasi noia.
La verità è che quello che succede oggi, incluso il festeggiamento finalmente sensato e credibile, è qualcosa di veramente nuovo, fresco, inedito e giusto. Se chiunque vinca, alla fine merita, e i risultati sono sempre giusti, ve ne sono di più giusti, più meritati, più “conclusivi” dal punto di vista del cerchio della vita.
Per quanto riguarda Ducati, vittoria tecnica, sconfitta interna. Perché se è vero che con le Ducati si vince, è anche vero che, per la prima volta il team rosso le busca sonoramente dai clienti. Godrà Dall’Igna, già concentrato su Marquez, ma solo come ingegnere, e non godrà di certo chi finge che vada tutto bene e sia quasi una figata. La cosa strana è che, con i risultati di classifica (Marquez terzissimo davanti a Bastianini), più che rimpiangere di aver preso Bagnaia, si svilupperà il tarlo che forse la coppia migliore sarebbe proprio stata quella con i due spagnoli.
Per il resto non valgono le ripicche, le scelte dell’anno prossimo, i livori e le insoddisfazioni. Numero uno sulla carena a parte, si chiuda tutto qui, perché così è giusto che si chiuda. Se poi qualcuno deciderà per un “Guai ai vinti”, a suon di pisellate sul tavolo per quello che non è arrivato, per quello che sarebbe stato dovuto, per quello che è mancato o per le scelte fatte, allora va bene anche così. Chiunque vinca dopo aver sofferto, merita lo sfogo.
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