Anche in Australia ci sono avvistamenti alieni. Marquez fa una rimonta esagerata e “bastona” letteralmente Bagnaia e Martin, vincendo la gara e diventando l’arbitro di un campionato che per il campione in carica è sempre più complicato.
Marquez, Martin, Bagnaia, Di Giannantonio, Bastianini, Morbidelli, Binder, Vinales, Quartararo, Raul Fernandez.
Questi i 10 al traguardo per una gara spaventosamente bella ma che si regge, per la maggior parte, su quello che, nel bene e nel male, fa Marc Marquez.
Lo spagnolo parte malissimo scivolando (sembra incredibile) su un tear off che butta via lui e fa 7 sorpassi nelle prime 6 curve. Da tredicesimo è sesto e inizia da lì la sua opera di demolizione di ogni certezza altrui, che lo porta prima sul podio virtuale e poi alla vittoria, liberandosi di Binder, Morbidelli e tutti quelli che incontra, inclusi Bagnaia e Martin. Il campione in carica preoccupa per la sua passività (becca 10 secondi anche se SKY ne conta di meno) mentre Martin gli resiste un po’ di più anche se capisce, forse, che 20 punti sul diretto avversario sono più importanti di un ego pericoloso e di un istinto animale che può pagare ma anche presentare conti salati. L’anno scorso non era così e forse questa per lui è la variabile vincente.
Alla fine Marquez vince lo scontro e anche la battaglia ma la guerra per il campionato volge sempre più a favore di Martin.
Per la Ducati c’è poco da decidere se fare figli e figliastri. Non potrebbe nemmeno volendo. Se Bagnaia è così arrendevole e si impegna nel perdere qualcosa che fisiologicamente dovrebbe vincere, giusto un cecchino appostato sulla collina, potrebbe salvarlo. Martin finalmente ha capito che se non perde il controllo, ce la può anche fare, anche se qualche volta si deve costringere a mollare.
Gli altri non ci sono, perdonatemi. Possono essere felici di qualche piazzamento (Morbidelli, Bastianini e Di Giannantonio), possono valutare la loro crescita personale, ma la partita è un’altra cosa e non la giocano di certo loro.
Di sicuro Morbidelli e Di Giannantonio sono in crescita, di sicuro Bastianini non è costante. Però sono linee narrative secondarie. La lente è su altri tre.
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