Il week end al Montmelo si chiude con un pubblico inesistente che si è perso uno spettacolo esagerato. Forse Gara2 non è all’altezza di gar1 e soprattutto della sprint ma mette sul tavolo alcuni verdetti chiari. Bautista non è finito. Bulega è davanti per restare, e Razgatlioglu ha a appena iniziato. E può fare la storia per BMW.
Il week end al Montmelo si chiude con un pubblico inesistente che si è perso uno spettacolo esagerato.
Forse Gara2 non è all’altezza di gar1 e soprattutto della sprint ma mette sul tavolo alcuni verdetti chiari.
Bautista non è finito. Bulega è davanti per restare, e Razgatlioglu ha a appena iniziato. E può fare la storia per BMW.
Bautista, Bulega, Razgatlioglu, Van Der Mark, Petrucci, Lowes, Gardner, Rea, Aegerter e Gerloff.
Questi i 10 in una gara che non è al livello di gara1 e della sprint ma che in quanto a spettacolo alla MotoGP le dà una pista e mezza.
Peccato che sugli spalti non vi sia quasi nessuno a vedere e sentire una gara che ormai è l’ultima forma di motorismo reale, a partire dalle safety car 2024 a cura di Dodge e a forza di Challenger e Durango, roba da uomini grossi, con camicione a quadri e baffi in grado di competere con i semimanubri delle moto che girano.
Figure retoriche a parte, i verdetti di gara due sono chiari e netti.
Bautista non è finito. Bulega è un rookie strepitoso che si può giocare il mondiale, Razgatlioglu, al netto della tipicità di Barcelona, è appena iniziato e farà la storia di BMW. A questo vanno aggiunte altre decorazioni quali la solidità di Iannone (che sbaglia ma è sempre forte), una crescita di tutte le altre Ducati in pista e un miglioramento anche delle altre BMW con il solo Redding ostile al trend positivo.
Persino le Yamaha vedono un po’ di luce anche se questa volta più con Gardner ed Aegerter che con Locatelli e Rea.
Ma allora cosa c’è di brutto, in questa superbike?
Per quanto riguarda la pista, di brutto ci sono le Honda, sia quelle vere che quelle farlocche.
Per quanto riguarda il fuori pista, invece, la cosa brutta è che questa Superbike che fa spettacolo, costa poco all’organizzazione ed ha un bilancio positivo, ha un pubblico invia di estinzione fatto di super appassionati che però non è incentivato ad andare in pista.
In uno scenario che per vendere moto ha bisogno di moto che sembrino moto e che siano accessibili a chi guida le moto, viene premiato un motociclismo fatto di non moto guarate da gente che in tutta probabilità non ha mai guidato una moto e forse non la guiderà mai.
Ci manca solo che Dorna la concomitanza la faccia, oltre che come orario, anche nella stessa nazione, e l’autolesionismo è completo.
Ci manca poco, ma guardando oggi, nemmeno tanto.
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