Rins, Marquez, Bagnaia, Bezzecchi, Bastianini, Marini, Martin, Zarco, Aleix Espargaro, Binder.
Sono i primi 10 di una gara surreale e al limite del sospetto per quanto è bella.
Una gara in cui ognuno fa quello che deve fare, nel bene e nel male, ad eccezione di Quartararo che piomba all’inferno!
La gara di Phillip Island è la più bella da molto tempo a questa parte e restituisce il campionario completo di spettacolo e giustizia, piacere e dolore e anche un po’ di amarezza.
Rins dà un bacio ad una Suzuki ingrata regalandole una vittoria tanto romantica quanto immeritata per le scelte effettuate partendo dalla decima casella (!), Marquez dimostra di essere necessario ad Honda e ancora di più alla MotoGP che ha bisogno del suo effetto detonante in uno scenario di piattume e mediocrità (sì, l’ho scritto) e Bagnaia fa un capolavoro, portando a casa una gara intelligente ed efficace anche se a tratti messa in pericolo da un pizzico di ingordigia, dovuto alla volontà di far vedere che si merita quanto sta per ottenere.
Il piemontese, bravissimo, che adesso si trova a più 14 sul suo diretto avversario dopo avergli recuperato oltre 100 punti, combatte contro un disperato senza una moto che si lancia all’inferno ma nonostante questo continua ad essere tentato di far capire quanto questo recupero sia solo suo. Non ne ha bisogno, nonostante il suo successo, costruito dal suo polso e dalla moto di un dio meccanico, sia platealmente appannato da un’orrenda quanto inutile processione di 5 Ducati che negli ultimi giri fanno a gara per non superarlo e non superarsi.
Non ci prova Bezzecchi che ne ha clamorosamente ed evidentemente di più, non ci provano gli altri, così spaventati da ordini, briefing, warning, allusioni contrattuali da sembrare gatti nella notte davanti ai fari di un’auto. Spaventati e ormai dimentichi di essere piloti e di dover assecondare la loro natura. E’ un trenino triste per turisti che portano a spasso una sagra del freno a mano che a momenti è anche pericolosa. Non è difficile immaginarsi nel paradosso della satira, un Miller che frena mentre torna al box con lo scooter dopo essere caduto, e un Di Giannantonio che per sicurezza chiude il gas per solidarietà, nonostante si trovi ad anni luce da quello che conta.
Il resto della gara è fatta di Aprilia che non concretizzano come sarebbe bello facessero, di KTM che rantolano, di Yamaha che sparano a salve fra Honda che non esistono e che solo in Marquez trovano un senso.
E’ brutto per me essere così feroce ma sarebbe, credetemi, ancora più brutto e disonesto non rilevare situazioni così marchiane.
Plateale in negativo è anche un’informazione che, dopo una giornata intera di attacchi squallidi e offensivi ad un Marquez dipinto come un delinquente abituale, recidivo e intenzionale, responsabile di un malcostume spudorato (sono tutte parole effettivamente utilizzate) per la questione della scia, attraverso post fatti ad arte per fomentare la parte più becera dei social, si esprime per tutta la gara in una telecronaca ancora più faziosa, tifosa, preda di un delirio eccitato infantile al limite della costruzione di frasi di senso compiuto, in una polluzione precoce da primo bacio in spiaggia con tanto di pantaloncino croccante, terminando con l’invenzione di statistiche senza senso che vedono Bagnaia facilmente campione grazie a calcoli affrettati, ulteriormente arricchita da un “guai ai vinti” sui giochi di squadra che non vuole vedere la grottesca processione finale che tanto assomiglia al più grosso volemose bene dello sport a motore degli ultimi anni, in barba a sponsor e pubblico pagante.
Non è spiegabile come si possa, nonostante i segnali che numerosi arrivano da un pubblico pagante e senza scelta, decidere di continuare a rendersi così evidentemente schierati, togliendo paradossalmente valore e rendendo antipatico quello che si vuole esaltare.
Il sorpasso di Bagnaia, il ritorno di Marquez, l’inferno di Quartararo, il romanticismo di Rins sono un diadema di gemme preziose più che sufficienti a giustificare un abbonamento, eppure vengono sporcate da un atteggiamento che confeziona un prodotto che ne minaccia la purezza.
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