La prima notizia di Le Mans è che fa un caldo bestiale e non piove.
La seconda è che Bagnaia non è in grado di reggere la pressione, specialmente se dall’interno, e va in bambola assoluta. Poi viene il resto.
Bastianini, Miller, A.Espargaro, Quartararo, Zarco, Marquez, Nakagami, Binder, Marini, Vinales, sono i dieci al traguardo, con Bastianini che è più forte di tutto e di tutti, persino delle preferenze, delle voci, delle politiche di scuderia e adesso guarda alla vettagestita da Quartararo con soli 8 punti di distacco. Bastianini fa in modo che Bagnaia si suicidi e non è nemmeno necessario che qualcuno lo ponga davanti a dei giochi. Fanno tutto gli altri, incluso Miller che ricorda al box Ducati quanto male scelga chi rimane e chi va.
Anche Aprilia è una bomba, perché Espargaro è un top player costante mentre Vinales fa progressi.
Il più intelligente, invece, è Quartararo, che capisce che non può più di tanto e si limita ad aspettare che facciano qualcosa gli altri. Come lui, Marquez, ma in piccolo.
La sintesi della gara? Vanno via in tre, arrivano in due, mentre Aprilia fa quello che deve fare e le Suzuki fanno tutto il contrario, autoeliminandosi. Un altro fuori dai giochi e dalla grazia di Dio, è Martin, che la manda ancora in terra come se fosse regredito completamente. Gran talento, poca consapevolezza.
Non c’è nient’altro e la gara non si può raccontare. Ci sono cadute che non serve rivedere, un duello finito male fra Bastianini e Bagnaia che cade a scoppio ritardato per frustrazione, e due lampi di classe di Quartararo e Marquez.
Nelle retrovie: benissimo Marini e bene anche Di Giannantonio. Ma non è una gara tipica visti i molteplici episodi di autoeliminazione. Se volete che lo ribadisca, però, ci sono un pilota fuori dal team ufficiale, Martin, e uno fuori dalla lotta al mondiale, Bagnaia.
C’è anche un istante per piangere la morte sportiva di Dovizioso e Morbidelli, ma fa quasi male parlarne.
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